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Ossessione verso i senzatetto.

Magari il post da l'impressione che voglia passare per un bravo ragazzo, ma ho la mia dose di cattiveria, tuttavia è un qualcosa che mi colpisce fin da ragazzino, l'ossessione verso i senzatetto.
Una delle prime poesie con la quale vinsi un concorso riguardava i tali. Poi dai 17 ai 18 anni ho fatto unità di strada per riprenderla a 30 anni per poi lasciarla per le condizioni personali peggiorate, anche se stanno migliorando anche per via della terapia.
Oggi ero andato a comprare dal distributore delle sigarette, mi si avvicina un senzatetto, avevo pochi soldi dato che sono due anni che non lavoro e non ho reddito, fumare mi tira fuori la depressione, ma da solo a casa lavorando, bere caffè e fumare mi tira un po su di morale.
Ne nasce un discorso al quale dico alla persona che ho perso il lavoro anni fa, sto messo male con i soldi, la persona era trasandata. Comprate le sigarette gli do i pochi euro che mi erano restati. La persona diventa felice, con quei pochi euro non ci avrebbe comprato neanche un panino, ma per la poca esperienza che ho fatto spesso so che conta di più l'atto che il contenuto.
A togliermi dall'unità di strada è stato proprio questo, ovvero molti senzatetto cercano di più un rapporto umano, a me piace comunicare ma non sono in grado di mantenere i rapporti umani per più di 10 minuti.
C'erano 5 gradi e faceva freddo, quando ci siamo salutati lui se ne è andato senza meta nel freddo, io me ne sono tornato a casa, dove vivo da solo ed almeno ho un po di caldo dal riscaldamento.
Non è la prima volta che mi succede un episodio simile.
Oggi forse sono riuscito a fare un contratto con un azienda di siti WordPress e-commerce e con eccitazione ho lavorato dalla mattina alle 7 e prevedo di passare la notte a fare altri siti WordPress. Se mi rimetto bene anche economicamente e migliorerò socialmente, cercherò di rientrare in unità di strada.
Per chi non lo sapesse le unità di strada, sono dei gruppi, io lo facevo in Croce Rossa, che di notte fanno assistenza ai senzatetto.
Ho letto che molti asp hanno una specie di ossessione per i senzatetto, anche se non ne capisco i motivi, specialmente nel mio caso.
Voi cosa ne pensate?
Io dalla poca esperienza che ho fatto, ho capito, ed in parte mi è stato anche detto, che hanno più bisogno di rapporti umani in quanto vengono schifati ed ignorati il 90% delle volte. Trasandati non hanno possibilità neanche di fare un colloquio di lavoro e la vita in strada uccide, sia per motivi di salute, che per quei criminali maledetti che infestano le città. Spesso sono anche vittime delle autorità, vigili in particolari, che li multano.
Ho fatto in passato un minimo di sevizio presso dei centri per terremotati e profughi, servizio mensa.
In Italia ci sono 50.000 senzatetto, forse oggi 70.000 causa COVID-19. Basterebbe allestire delle tende e creare dei campi forniti di servizi igienici, dove far lavorare neolaureati e neodiplomati, così imparano un lavoro, e fornendo dei servizi igienici e di reintegramento sociale i senzatetto sarebbero in grado almeno di fare un colloquio ed eventualmente trovare un lavoro.
La storiella dei senzatetto che lo fanno per una scelta di vita è una stupidaggine.
Voi fate qualcosa per loro? Può sembrare strano perché si pensa subito al cibo, ma spesso hanno bisogno di vestiti e prodotti per l'igiene, cose che spesso vengono distribuite, specialmente nei piccoli centri abitati dove mancano i servizi.
Dove vivo per esempio c'è una mensa per poveri aperta solo 30 minuti per il pranzo. In città come Roma o Milano invece riescono a fornire pasti a pranzo e cena.
Perché non percepiscono il reddito di cittadinanza? Chi più di loro ne ha diritto?
Basterebbe poco, ed un costo, oltre che ad una vergogna nazionale, diventerebbe un guadagno economico se i senzatetto riuscirebbero a reintegrarsi.
Io ho più paura dei senzatetto che dei presidenti, perché i primi fanno una vita veramente difficile, e fare un torto a loro è una grandissima viltà, dei presidenti ricchi con i servi non me ne frega niente. Si rendessero utili piuttosto invece che giocare con le medagliette quando fanno qualcosa.
Eppure non gliene importa quasi niente a nessuno.
L'Italia, il paese che vuole risolvere la fame del mondo, non riesce a risolvere neanche la sua.
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Commenti
Io per anni ho instaurato un bel rapporto con un senzatetto, Vincenzo, è nato un bel rapporto di fiducia. Rapporto quotidiano nato dalla passeggiata con il cane. A casa ho 3 cose sue a cui tengo molto. Un piatto souvenir della Calabria, la sua terra, una collana di teschi recuperata chi sa dove che ha regalato ai miei figli per halloween e un libro sul massacro in Uganda. Allora era in strada da 3 anni
Non potevi dargli soldi, lui doveva "guodagnarseli", facendo qualcosa in cambio, al massimo accettava un po' di cibo, ma non da tutti. Da me accettava sempre delle coperte termiche perché tenevano poco spazio e facevano il loro uso.
La testa funzionava abbastanza anche se l'avanzare dell'età (allora era attorno ai 60) insieme alla solitudine perpetuate fuori dal contesto sociale non era una buona combo.
Ho avuto l'impressione che cercasse di autopunirsi. Si dava le colpe della sua situazione, ma poi si giustificava anche, riconosceva alcuni suoi limiti. C'è l'aveva sempre con Dio che non gli faceva vincere un gratta e vinci, ma poi diceva che Dio faceva così per il suo bene, perché lui avrebbe ricominciato la stessa vita.
Molte persone hanno cercato di aiutarlo, perché non era "perso", si dava un'ordine alla giornata e per i limiti della situazione era anche pulito e manteneva le poche cose che aveva.
Tutti i tentativi di reintegrazione sono falliti.
Vincenzo viveva alle sue regole conformi al suo solo punto di vista e soprattutto non reggeva l'imposizione di una regola, così alla fine c'era sempre un motivo per cui non potevano tenerlo e lui non era capace di vedere che aveva anche delle responsabilità e quando le riconosceva c'era però ancora un'altra causa. Di fatto non era colpa sua e cercava sempre delle giustificazioni ai suoi fallimenti. Non era autistico, era autocentrato; cresciuto a suon di botte e di traffico di sigarette e soldi facili = stima e potenza.
Era un mix di buoni principi e ravvedimento, incapacità di adattamento e di assunzione di responsabilità
A Vincenzo voglio bene, anche se sono almeno 2 anni che non ho più notizie. Mi dispiace molto e spesso penso che vita avrebbe avuto se avesse avuto qualcuno che lo aiutasse a crescere? A formarsi una propria identità e una propria autonomia? Quale potenziale è rimasto sommerso, inespresso?
1) non è detto che la persona smette sappia quale atteggiamento smettere
2)non è assolutamente detto che sappia quale sia il comportamento desiderato
(io parlo bene, ma ho razzolato molto male e ancora oggi a volte razzolo male... Abitudine quasi endemica difficile da sradicare)
Sarebbe meglio fare da specchio e fare, mettere in atto per primi l'atteggiamento desiderato e dare la possibilità all'altra persona di fare altrettanto.
Anche se non è una regola
Soprattutto chi è in difficoltà deve farsi aiutare dagli altri per ottenere qualcosa, ma non sempre le persone in difficoltà
sono in grado di farsi aiutare. Inoltre la gente si perde e resta all'angolo della strada.
In senso lato, ma anche in senso stretto: ci sono stranieri nel nostro paese che non torneranno mai più a casa pur volendolo.
Qualcuno dirà che raggiungeranno la casa celeste, altri troveranno da fare in questo senso.
Ma di fondo il disagio di chi vive ai margini serve a spaventare chi non si trova nelle stesse condizioni.
Fateci caso, lavorare non è obbligatorio. La paura basta e avanza e i disoccupati servono a tenere basse le paghe.
Ho notato una cosa interessante: si contrappongono i poveri senzatetto ai presidenti ricchi.
Ma scusatemi, siamo davvero così convinti che il mondo abbia un tetto e che un presidente ci stia con i piedi sopra
in tutta la gloria che fornisce il denaro? I presidenti non sono i ricchi. Sono sul loro libro paga.
I ricchi non sono noti a nessuno. Conosciamo solo qualche prestanome.