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I vostri genitori hanno represso le vostre stranezze? Da adulti riuscite a viverle in modo libero?





Durante la vostra infanzia e adolescenza qual è stato l'atteggiamento dei vostri genitori nei confronti dei vostri comportamenti "strani", di quei comportamenti che in molti potrebbero definire "da malati mentali"? Li hanno repressi e ve li hanno fatti pesare come nel mio caso, oppure li hanno tollerati senza giudicarli?
Mi interessa poi sapere da quelli che hanno avuto dei genitori molto tolleranti se questo ha avuto effetto nella formazione del vostro carattere e in particolare riguardo a come riuscite a vivere la vostra diversità davanti ad altre persone. Io ad esempio ho sempre sensazioni negative riguardo a come gli altri potrebbero giudicare il mio modo di essere o i comportamenti strani che potrei avere. Nel vostro caso? Riuscite a sentirvi liberi di essere strani quando siete con le altre persone?
Mi interessa poi sapere da quelli che hanno avuto dei genitori molto tolleranti se questo ha avuto effetto nella formazione del vostro carattere e in particolare riguardo a come riuscite a vivere la vostra diversità davanti ad altre persone. Io ad esempio ho sempre sensazioni negative riguardo a come gli altri potrebbero giudicare il mio modo di essere o i comportamenti strani che potrei avere. Nel vostro caso? Riuscite a sentirvi liberi di essere strani quando siete con le altre persone?
La Sindrome di Asperger è solo uno spunto per conoscere meglio se stessi e gli altri.
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Commenti
Sono cresciuto quindi con la paura di essere giudicato e con la sensazione che devo sforzarmi a essere “come gli altri”. Tuttora mia madre non crede ad alcuni miei pensieri.
Anche di me hanno sempre detto che sono “intelligente” ma non vedo nulla di intelligente nelle stranezze che avevo da piccolo, semmai mi vedo più “intelligente” oggi, e in ogni caso per me non significa nulla, e non potrà significare nulla finché non riuscirò scoprire le mie doti e sfruttarle in qualcosa di costruttivo.
Vedo invece tanta ipocrisia in chi parla di intelligenza senza credere realmente a ciò che dice.
Attualmente la cosa non è così riassumibile nell'essere strani o normali. Mi interessa di come stanno gli altri per cui mi viene in qualche modo spontaneo (diciamo una seconda natura) cercare di essere diplomatica o ascoltare i loro problemi... Ok, entro certi limiti, ma diciamo che sono più empatica di una volta. Se invece si tratta di stranezze innocue almeno nei rapporti informali non mi faccio tanti problemi, però se è il caso spiego perché uno non se ne stia lì perplesso.
Idem! specialmente da parte dei fratelli che apostrofano tutt'ora che per loro sono "senza cervello"
Non so se siamo da curare, ma sinceramente io sono orgoglioso di essere quello che sono!
non mi accetti? affari tuoi! ( quello che penso di ogni relazione sociale) alla fine non devo essere io a mascherarmi per sembrare neurotipico,
ma voglio, devo e sono accettato per quello che sono!
Leggendo il commento di Cornelia mi è tornato in mente un episodio di quando avevo 6 o 7 anni: rubai una calcolatrice (forse da un compagno di scuola), ma poi l’insegnante (non ricordo se quella dell’aula o quella di sostegno che avevo) riuscì in pochi minuti a convincermi a restituirla al proprietario.
In un certo senso mia madre mi ha aiutato a “evolvermi” nel ragazzo civile che sono oggi. Quando parlo di “repressione” mi riferisco al fatto che, ad esempio, non trovo per niente incivile camminare per strada in modo un po’ strano ogni tanto. Quando usciamo insieme mi fa spesso notare che cammino con i piedi un po’ storti, ma non è colpa mia, mi viene naturale, non me ne accorgo nemmeno, e poi non mi sembrano così storti…
Di solito parla così chi pensa troppo all’estetica anche a scapito della comodità.
Per lo stesso motivo trovo normalissimo iniziare a uscire con le scarpe aperte da aprile o da maggio, senza dover aspettare il caldo afoso di metà giugno.