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Essere trattate da bambine - Infantilismo eccessivo

Girovagando per il web mi sono imbattuta in un video di una conferenza sull'autismo in cui si mettevano in guardia i genitori di bambini autistici a non considerarli più bambini una volta diventati adulti. Facevano l'esempio dei vestiti: molti genitori continuavano a comprare ai loro figli, ormai adulti, abiti da ragazzi. Questo è un infantilismo eccessivo.
Alcune mie esperienze.
- A cena con parenti, mia zia sta per servire la frutta (sono molto selettiva sulla frutta) e domanda a mia madre se mi piacciono le arance. Io ero davanti a lei!
"Ehi, zia?!?! Sono qui davanti a te! Chiedilo a me!"
- Sempre questa zia, a Natale, Pasqua e per il mio compleanno mi da 50 euro. "Non so cosa comprarti". Io le ho spiegato più volte che non mi piace avere ancora la "mancetta" a 28 anni. Ho uno stipendio! (anche se 50 euro fanno sempre comodo ;-) ). Le ho detto che fa molto più piacere un regalo anche da 1 euro che una banconota da 50 buttata sul tavolo.
-Quando le mie amiche parlano dei loro ragazzi, io vengo esclusa dai discorsi. Ascolto, ovviamente, ma ho l'impressione che non mi reputino abbastanza "adulta" per affrontare quei discorsi, come il sesso. Ho 28 anni, ca@@o!!! Mi sembra che mi facciano un favore a portarmi con loro a giro. :-(
- Due anni fa mio padre fu ricoverato per 24 ore all'ospedale. Niente di grave, anche se poteva andare peggio (era il cuore). I miei genitori mi hanno spiegato a grandi linee cosa gli fosse successo, ma al tempo stesso mi hanno tenuta lontana dai particolari più "clinici". Eppure qualcosa ho letto sull'anatomia umana e di biologia: ne so più di loro. Forse è un modo per non farmi soffrire? Ma sono loro figlia...!
Per ora mi sono venuti in mente solo questi episodi, ma sono sicura che ce ne sono altri, alcuni dei quali non me ne sono accorta.
Eppure non sanno niente di autismo e Asperger. Per loro sono diversa, strana, con la testa fra le nuvole.
Come si fa a essere parte di una società che ci considera delle bambine a 30-40 anni?
Come faccio a socializzare se le mie "amiche" mi considerano ancora una bimbetta?
Post edited by veronica88 on
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Commenti
E sono stato all'Università per 20 (facendo varie cose).
Esattamente: io mi sono laureato perché ho incontrato la mia attuale compagna. Una donna che, credimi, mi ha cambiato la vita.
Se non l'avessi incontrata starei ancora in casa con la "paghetta" (mio padre mi dava, però, 200 euro al mese, circa tra le varie cose...).
Alle volte, mi sono chiesto PERCHE' sono arrivato a 36 anni - età in cui sono andato via di casa - senza mai lavorare un solo giorno della mia vita (credimi: è successo).
La verità nella risposta è un puzzle difficile: sicuramente, per mia resposabilità.
Certo: perché sono autistico.
Ha contato moltissimo la Depressione maggiore in una forma gravissima che mi ha "schiantato" al suolo per quasi dieci anni.
Nella Depressione, per due anni, ho sofferto di attacchi di panico e non ho potuto fare nulla.
§
Pure: al di là del mio disagio psicologico, rimane l'evidente verità che tutti i miei famigliari mi hanno sempre considerato un "bambino" e il tempo - letteralmente - si è fermato.
L'idea che io potessi - ad esempio - fare "sesso" era fuori della grazia di Dio: e in verità ho fatto sesso per la prima volta a 36 anni con la mia attuale compagna e non mi vergogno a dirlo.
Sono stato sempre considerato come una persona "da tutelare": ad esempio, l'idea che io potessi "guidare" un'automobile era (ed è) assurda. O quantomeno s t r a n a. Tutto ciò che riguarda l'età adulta: i temi dell'intimità, della guida, del lavoro, dell'indipendenza.... semplicemente NON VENIVANO AFFRONTATI.
Alla mia disperata richiesta di aiuto: "Basta... sto soffrendo... voglio lavorare, crescere...", i miei famigliari rispondevano senza capire veramente. Appariva (e appare) loro s t r a n o che io possa considerarmi un adulto.
Per loro è naturale e ovvio che io resti (congiuntivo presente) a casa.
L'idea che io possa farmi una famiglia mia è oltre la loro capacità di comprensione.
§
Ma, d'altronde, tutti i miei famigliari (e sono tanti) hanno sempre considerato me, mio padre e miei fratelli come "strani" e assai raramente ci hanno telefonato o ci sono venuti a trovare (eravamo sempre noi a dover andare).
§
Comunque: di infantilismo si tratta.
Ma un comportamento tale che mi ha spinto ad andarmene sbattendo la porta di casa.
Ti dico una cosa: non cambierà.
Anzi: andrà sempre peggio.
Hai 28 anni?
Lavori?
Credimi: vivi una situazione assai blanda dell'errore famigliare in questione.
C'è chi, come me, ha vissuto forme assai più devianti e assolute.
E che fanno un male cane...
§
Se guidi, se lavori, se hai una tua autonomia sono FELICE.
Non auguro davvero a nessuno di passare ciò che ho passato io in famiglia.
Ieri mia figlia grande (25 anni) ha avuto il suo primo incidente (poca roba, per fortuna: specchietto destro e qualche segno sulla fiancata): ha gestito lei la cosa, poi mi ha raccontato com'è andata (l'auto che usa è la mia).
Ecco, ho realizzato ieri che Alice bimba non c'è più, c'è una donna che vive con il suo compagno, che lavora, che sbaglia, che vive la (sua) vita.
Un pezzetto di consapevolezza in più.
A parte l'aspetto neotenico contribuisce la perdita prematura dei genitori, per cui i parenti paterni ci hanno viziate oltremisura, e il fatto di essere single.
Vivo per conto mio con l' aiuto dei miei (che non sono gli zii paterni) perché non ho ancora un lavoro, ma ho comunque esperienza in un settore che richiede una certa responsabilità.
Ho fulminato diverse volte zii che mi allungavano i classici 50 euro, dopo una certa età queste mance non vanno più bene, secondo me.
Poi sul rullo della cassa buttavo in terra un prodotto ogni tre per l'ansia di dover affrontare la cassiera. :-(
Il bello, ironicamente parlando, è che ora che loro stanno diventando anziani, vorrebbero dei figli adulti che si prendano un po' cura di loro, che dessero loro una mano per pratiche burocratiche che ora sono pesanti psicologicamente e che fossero un po' più presenti ed attenti ai loro primi acciacchetti che non passano più con una pillola, invece si ritrovano due figli che non vogliono abbassare il muro di difesa, perché è costato tanto tirarlo su, che l'idea di restare nuovamente "fregati" ci fa desistere.
In bocca al lupo.
Ciao.