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Il perseguimento di propri interessnon può essere un tratto autistico
Da quanto ho capito la sindrome di Asperger è considerata un autismo in quanto condivide con esso alcune questioni legate alla difficoltà nella socializzazione, nella gestione dei cambiamenti, e alla necessità di seguire determinate routine.
Fin qui mi sembra plausibile definire questi sintomi "tratti autistici".
Ciò che mi suscita qualche perplessità è però il fatto che il perseguimento di informazioni inerenti a tematiche di proprio interesse, e quindi un'intensa lettura volta ad'apprendere e approfondire certi argomenti venga definito un tratto autistico, quando nell'autismo "classico" questa caratteristica non è presente, e non potrebbe essere presente in quanto mancano proprio gli strumenti necessari per potere arrivare a questo.
E non si può neanche dire che siccome questa caratteristica è presente nell'Asperger, questa caratteristica sia un tratto autistico in quanto è l'Asperger ad essere stata inserita nell'autismo utilizzando come criterio il fatto di avere in comune alcuni sintomi con l'unico autismo riconosciuto al momento della nascita dell'Asperger, ovvero quello che oggi chiamiamo basso funzionamento.
Vorrei fare inoltre notare che ci ci sono anche altre questioni che che differenziano molto l'Asperger dall'autismo, come ad esempio il fatto che autistici non parlano o lo fanno con diverse difficoltà quando gli Asperger hanno un linguaggio molto fluente e forbito, o il fatto che mentre gli autistici hanno un ritardo mentale, molti Asperger hanno addirittura un' intelligenza superiore alla media, portando così i neurotipici ad uno stato di maggiore vicinanza all'autismo rispetto agli Asperger..
Per questo penso che nel caso in cui fossero stati i neurotipici ad essere in minoranza rispetto agli Asperger, in quel caso si sarebbero trovati gli elementi che avrebbero fatto si per rendere ciò che attualmente definiamo "neurotipicità" un autismo ad alto funzionamento.
Vi pongo quindi questa mia riflessione e mi piacerebbe avere vostre opinioni in merito.
Fin qui mi sembra plausibile definire questi sintomi "tratti autistici".
Ciò che mi suscita qualche perplessità è però il fatto che il perseguimento di informazioni inerenti a tematiche di proprio interesse, e quindi un'intensa lettura volta ad'apprendere e approfondire certi argomenti venga definito un tratto autistico, quando nell'autismo "classico" questa caratteristica non è presente, e non potrebbe essere presente in quanto mancano proprio gli strumenti necessari per potere arrivare a questo.
E non si può neanche dire che siccome questa caratteristica è presente nell'Asperger, questa caratteristica sia un tratto autistico in quanto è l'Asperger ad essere stata inserita nell'autismo utilizzando come criterio il fatto di avere in comune alcuni sintomi con l'unico autismo riconosciuto al momento della nascita dell'Asperger, ovvero quello che oggi chiamiamo basso funzionamento.
Vorrei fare inoltre notare che ci ci sono anche altre questioni che che differenziano molto l'Asperger dall'autismo, come ad esempio il fatto che autistici non parlano o lo fanno con diverse difficoltà quando gli Asperger hanno un linguaggio molto fluente e forbito, o il fatto che mentre gli autistici hanno un ritardo mentale, molti Asperger hanno addirittura un' intelligenza superiore alla media, portando così i neurotipici ad uno stato di maggiore vicinanza all'autismo rispetto agli Asperger..
Per questo penso che nel caso in cui fossero stati i neurotipici ad essere in minoranza rispetto agli Asperger, in quel caso si sarebbero trovati gli elementi che avrebbero fatto si per rendere ciò che attualmente definiamo "neurotipicità" un autismo ad alto funzionamento.
Vi pongo quindi questa mia riflessione e mi piacerebbe avere vostre opinioni in merito.
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Commenti
quando si parla di qualsiasi disturbo la condicio sine qua non è che... disturbi, ossia che crei un impairment funzionale all'individuo.
Esempio.
La psicopatia primaria ha i suoi chiari correlati neurobiologici presenti sin dalla nascita, tra cui una straordinaria resistenza allo stress, che rende l'individuo insolitamente cinico e freddo. È un disturbo? Tecnicamente no, anzi, se scoppiasse una guerra mondiale lo psicopatico sopravviverebbe e il neurotipico no. Allora gli psicopatici sono meglio dei neurotipici? Se sono pochi sì, se dovessero diventare la maggioranza questi tratti perderebbero la loro componente adattiva. Non c'è una specie composta solo da predatori intraspecie.
Così l'Asperger, è adattivo solo in alcuni contesti, mentre in altri è un disturbo. Meno il contesto è supportivo e agevolante, più diventa invalidante.
Poi non guardare alla singola caratteristica ma al quadro d'insieme.
L'autismo, definirlo spettro, è riduttivo.
Difficoltà socializzazione. Se cresci in un ambiente abusante è normale che alcuni vivano certe cose nel segno della difficoltà ed altri nel segno della devianza. Vittime e carnefici, in sostanza. Tutti hanno difficoltà di socializzazione. I casi peggiori non necessariamente rispecchiano peculiarità del SNC. Quelli ancora peggiori riempiono le patrie galere se si riesce a prenderli.
Difficoltà nella gestione dei cambiamenti. Se muore il canarino è una cosa, se muore un genitore è una cosa ben diversa. Se dei cambiamenti che toccano ad altri non frega a nessuno e ci si chiude nella propria esperienza senza relazioni con nessuno è assai facile sostenere che siano gli altri ad essere incapaci nel gestire i cambiamenti. Anzi, magari io scelgo i cambiamenti e voi non li sapete gestire.
Necessità di gestione delle routine. Se sei cresciuto in un laboratorio di Huxley per diventare un Delta-operaio di catena di montaggio non ci sono problemi. Se sei, più facilmente, cresciuto da una madre single che lavora in casa con un sussidio pensionistico hai forse bisogno di gestire in proprio le routine che ti sono imposte all'esterno della famiglia. Di sicuro lavarsi da soli non è cattivo segno, litigare per cosa cucinare a 12 anni è un problema che non interessa che alla famiglia, mentre non fare i compiti a casa preferendo fare quello che si vuole è cattivo segno per oscure ragioni sociali. Chi decide quali siano le routine e chi le debba gestire e quando gestire o amministrare?
In conclusione la mera elencazione dei tratti significativi preclude alla comune nozione che essi sono il risultato dell'esperienza clinica. Perché ci sia esperienza clinica, inoltre, il problema deve essere stato già socialmente posto al clinico da qualcuno a partire da un contesto che ha la possibilità di farlo. Infine, l'attività clinica non si svolge mai nel contesto in cui il problema sarebbe sorto secondo quanto riferito al clinico.
Non è dunque possibile caratterizzare con i tratti descrittivi suddetti altro che una astrazione inutile. Nessuno dei suddetti tratti permette di associare un individuo a tale astrazione senza un atto deliberato da parte di un clinico che viene, per convenzione sociale, creduto quale una caratterizzazione valida del soggetto in questione. Cosa del tutto fuorviante rispetto alle pretese di scientificità da cui si era partiti.